Una vita meravigliosa

 



Conobbi Alberto quasi un quarto di secolo fa.
Entrambi appassionati astrofili, ci intrattenemmo telefonicamente a proposito di un suo annuncio di vendita di un telescopio su un mercatino online. Lo contattai per avere qualche informazione. Non se ne fece nulla, ma da quel momento nacque un rapporto destinato a durare nel tempo.

Di circa vent'anni più anziano, Alberto non ha mai fatto sentire questa differenza di età, né a me né a tutti quelli più giovani che lo hanno frequentato e conosciuto. La sua vita, spesso raccontata da lui con esilaranti ricordi e aneddoti, è stata un crogiolo di situazioni tra le più diverse, che hanno forgiato il carattere di un uomo dalla versatilità infinita. 
In ambito scientifico forse lo si potrebbe definire un "essere multidisciplinare".

Perché Alberto, con i suoi 86 anni, ha vissuto tante esperienze affrontando, naturalmente, anche momenti difficili. 
La sua apertura mentale e culturale lo ha spinto a fare mille mestieri, viaggiare ovunque, praticare tutti i tipi di sport e avere anche il tempo di prendersi una laurea in statistica. Era in grado di discutere di qualsiasi argomento.
Con una caratteristica che lo contraddistingueva: era sempre lui a prendersi la scena! 
Con la sua tipica logorrea spontanea, sembrava trascinarti in discussioni tra le più variegate e, come un ghiacciaio che inesorabilmente scende verso valle, così lui ti coinvolgeva con i racconti di una vita che, nonostante le difficoltà che poteva presentare, sembrava sempre un’avventura meravigliosa. Da ragazzino si è trovato nel bel mezzo di una guerra e ne avrà sicuramente sofferto. Eppure, quando ci parlava di quei momenti, lo faceva sempre cercando di tirare fuori le cose belle, nonostante un periodo buio, legate alle sue amicizie e alle "marachelle" che combinava con i suoi compagni di giovinezza.
Era proprio una delle sue grandi doti quella di mescolare esperienze ed emozioni senza farti mai accorgere che il tempo passava. Il tutto raccontato sempre con il sorriso e la battuta pronta.

Nonostante 25 anni di amicizia tra noi, non mi sento certo di accostarmi a quelli che sono stati i suoi veri amici, con cui ha trascorso gran parte della sua vita; amici che, come lui, non hanno mai smesso di frequentarsi e che sono rimasti inossidabili nella sua memoria. Tuttavia, questi 25 anni sono stati per me fondamentali; io, come lui, “emigrato” lontano da casa e dalle amicizie giovanili mi sono ritrovato nella stessa terra in cui Alberto aveva deciso di trascorrere il resto della sua vita. E qui in questa terra abbiamo condiviso molte delle nostre esperienze.
Quante personali avventure ci siamo raccontati! Mare, montagna, viaggi. Ma Alberto di più. Io raccontavo delle mie immersioni subacquee e lui partiva con le sue: come quella volta quando in un qualche mare di una qualche isola a una certa profondità si sentiva stranamente osservato, per scoprire poi che accanto a lui c'era un'enorme cernia che lo stava "interrogando". Oppure quando parlava delle sue scarpinate in montagna, seguito dalla sua Donatella e da Francesca, che sin da piccola era abituata a calcare le orme del padre. Non c'è sentiero, via, montagna, rifugio o paesaggio che non abbia lo visto passare, a piedi in bici o con gli sci.

E poi c'erano l'astronomia e... la Roma. Già, quella che molti di noi definiscono il loro "primo amore", che ti fa arrabbiare, gioire, esaltare e demoralizzare nello stesso tempo, ma che alla fine è sempre lì, e non puoi mai abbandonare. Solo chi è romano e romanista può capirlo. E Alberto era un romano e romanista DOC.




 

Quando ancora viveva a Roma, prima di trasferirsi in Valle d'Aosta, mi raccontava spesso delle cene con i suoi amici davanti a una "gricia" o una "carbonara", dei pellegrinaggi con il camper alla ricerca di cieli stellati e bui, delle notti passate con l’occhio appiccicato all'oculare di un telescopio pesante, trasporto con fatica, montato e pronto per la notte ai piedi di una qualche montagna. Estate o inverno, non importava: la passione e la voglia di stare con il naso all’insù sotto il cielo stellato erano sempre le stesse.

Tutte emozioni che anche io ho provato, parallelamente, fino a quel fatidico quarto di secolo fa, quando, dopo esserci conosciuti al telefono, ci siamo trovati di persona. Da quel momento le nostre "parallele" si sono incontrate. Perché tra le tante cose che avevamo in comune, l’astronomia, la montagna e la Roma erano quelle che hanno cementato un rapporto straordinario, che ha emotivamente coinvolto le nostre famiglie.

Lui frequentatore della Valle d'Aosta da sempre, e anche io in gioventù quando scalavo montagne e in seguito da quando mi sono trasferito in Piemonte per lavoro. È stato facile, dunque, far convergere le nostre sensazioni in momenti comuni.

Ma tutto ciò ha avuto il sigillo davanti a una... "amatriciana". 

All'epoca, la mia famiglia aveva affittato una piazzola per il nostro caravan in un bel villaggio/camping in Valtournenche dove trascorrevamo di solito le vacanze. Alberto e la sua famiglia, che erano sovente in Valle, alloggiavano in un’altra struttura lì vicino, a Maen. Ci vennero a trovare, trascorrendo qualche giorno in compagnia, andando per sentieri montuosi, finché decidemmo di organizzare una cena. Si sa, che spesso l’occasione per cementare un’amicizia è una bella "mangiata" insieme. E Alberto, oltre a tutto il resto, era anche un grande cuoco molto attento all’alimentazione. Ma l’amatriciana, per essere tale, esige ingredienti autentici: guanciale, pecorino e bucatini, tutti provenienti dalla zona di origine. Ma eravamo in Valle d'Aosta! Però, partendo per le vacanze, Alberto si era premurato di portarsi la pasta, il pomodoro giusto e il guanciale; non il pecorino! Ed ecco che, mio padre, di una decina di anni più anziano di Alberto, ci venne in soccorso perché approfittando per venirci a trovare in vacanza portò il pecorino direttamente da Roma. Ma quando eravamo pronti per la cena, con il pentolone già pieno di sugo, Alberto esclamò: "Ahò, qualcuno cominci a grattà er pecorino!" Il pecorino cavolo! Dimenticato in roulotte! Così via di corsa per andarlo a recuperare e tornare in tempo per grattarlo direttamente sui bucatini.




Da quando poi si trasferì definitivamente in Valle, questi incontri diventarono una prassi, come pure le tante escursioni estive e invernali, le sciate, le partite. Chiunque lo abbia conosciuto non può non essere rimasto impressionato dalla sua presenza e personalità.







All’incirca nel periodo in cui ci siamo conosciuti ho scoperto che avevamo conoscenze comuni pur non sapendolo. Un nostro caro amico avvocato, anche lui appassionato astrofilo, mi raccontò che durante l'eclisse di sole del 1999 era in Austria in un albergo per assistere e fotografare l'evento. Anche io ero in Austria ma da un'altra parte. Ebbene, il mio amico mi disse che, una sera, nel salone dell’albergo, tutte le persone presenti, che erano confluite lì proprio per l’eclisse, stavano ad ascoltare "..un tizio di Roma che parlava, parlava, e non la finiva mai di parlare, raccontando di tutto e di più, facendo ridere tutti con le sue battute in romanesco che capivano anche gli austriaci.... Aveva letteralmente catalizzato l'attenzione di tutti, mettendosi al centro della scena… “ Chiesi al mio amico, anche lui si chiama Massimo, se ricordava il suo nome. "Mi pare si chiamasse Alberto..."

Alberto, amico mio, quante cose hai raccontato e quante ne avresti ancora avute da raccontare. Quando ci siamo conosciuti, avevo una quarantina di anni e tu una sessantina. Mai sentita questa differenza; con te, il tempo non passava mai perchè quei vent’anni di distanza restavano sempre gli stessi, come quando guardi il volto della tua amata e non ti accorgi che gli anni passano, perché per te lei rimane sempre la stessa. E sebbene solitamente più anziano rispetto a quelli che ti circondavano stavi bene insieme agli altri e gli altri stavano bene insieme a te. In fondo sei sempre rimasto fino alla fine quel ragazzino che scherzava con tutti; come quando, felice come un ragazzino appunto, facevi volare all’età di 80 anni e passa il tuo aliante telecomandato seguendo il suo volo con lo sguardo affascinato, come solo i ragazzi sanno fare.





Ho avuto la fortuna di averti incontrato e spero che il tuo ricordo possa, almeno in parte, colmare il gran vuoto che lasci. 

E a tutti coloro che ti hanno conosciuto e apprezzato, ma che forse non sono a conoscenza delle malaugurate ultime vicissitudini, dico: non chiedete come è mancato Alberto o perché. Chiedete invece come ha vissuto. Vi sarà narrata allora quella meravigliosa avventura che è stata la sua vita.

Ciao Alberto, grazie e… sempre Forza Roma.

Massimo, 25 dicembre 2024

 

 

Commenti