Sono un pò stanco - I'm a little tired
Devo ammetterlo, in questo periodo sono un pò più nervoso del solito. Si sta per configurare nel mio ambiente di lavoro un cambiamento importante, quando sono giunto ormai a quell’età in cui si comincia a guardare alla cessazione dell’attività lavorativa. Medico da 36 anni, ho lavorato molto duramente come cardiochirurgo per oltre trent’anni, passando gran parte della mia vita nelle sale operatorie, operando qualche migliaio (realmente) di pazienti. E ora sono un po’ stanco. A giorni arriverà un nuovo primario, che oggi si chiama direttore, ed è ovviamente e giustamente più giovane del sottoscritto. Noi medici più anziani nella sanità italiana siamo impantanati tra le contraddizioni di questo paese. Vogliono farci lavorare fino a settant’anni, ma i giovani trovano un lavoro con affanno, spesso lontano da casa o come soluzione di ripiego, mentre si dice che ci sarà sempre più carenza di medici, soprattutto chirurghi. E io dopo trent’anni e passa sarò ancora lì a ricominciare da capo un’altra avventura, di giorno e di notte, di domenica e durante le feste, da una vita ormai, ma non so se ne avrò più molta voglia. Cosa succederà da domani? Riuscirò a mantenere intatta la mia dignità professionale e personale, faticosamente costruita in oltre 30 anni di duro lavoro? In questo paese, purtroppo, tutto è possibile. La sanità italiana ha subito un notevole cambiamento, vissuto personalmente, da quando gli ospedali sono diventati, da un giorno all’altro, aziende e i medici “promossi” a dirigenti. E purtroppo, quelli che una volta si chiamavano pazienti, sono stati trasformati in utenti. È andata perduta la relazione tra chi soffre e chi cura nel nome dei bilanci. E ho visto colleghi che hanno lavorato duramente negli anni sparire all'improvviso dai radar di coloro che sono nella stanza dei bottoni. E’ noto che io non mi ritrovo più da tempo in questo ambiente. Ma dovrò ancora resistere, speriamo per non molto, come sempre ho fatto fino ad ora. Ma sono un pò stanco.
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I have to admit, in this period I'm a little more nervous than usual. An important change is about to take place in my job, while I have now reached that age not much far from the cessation of work. A doctor for 36 years, I have worked very hard as a cardiac surgeon for over thirty years, spending most of my life in operating rooms, operating a few thousand (really) patients. And now I'm a little tired. A new director of my cardiac surgery department will arrive in days and he is, obviously and justly, younger than myself. We older doctors in Italian healthcare are mired in the contradictions of this country. They want to let us work until to 70 years, but young people find a job with difficulty, often away from home or as a makeshift solution, while it is said that there will be an increasing shortage of doctors, especially surgeons. And after over 30 years I still am here to start another adventure, day and night, Sunday and festivity, as from a lifetime now; but I don't know if I will have a great desire. What will happen tomorrow? Will I be able to keep my professional and personal dignity intact, painstakingly built in over 30 years of hard work? In this country, unfortunately, everything is possible. Italian healthcare has undergone a significant change, experienced personally, since hospitals became companies and doctors "promoted" to managers overnight. And unfortunately, what were once called patients have been turned into consumers. The relationship between those who suffer and those who care has been lost in the name of financial statements. And I have seen colleagues who have worked hard over the years suddenly disappear from the radars of those in the button room. It is known that I am not happy in this environment for some time. But I will still have to resist, hopefully not for long, as I have always done up to now. But I'm a little tired.
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